Bigfoot Junior

SPUNTO n° 57

La mente umana, lo sappiamo, è fervida e capace di dare vita, seguendo fantasie e paure, a creature che in realtà non sono mai esistite. Il mostro di Lochness, il Chupacabra e lo Yeti sono solo alcuni degli esseri leggendari partoriti dall’immaginazione degli uomini.
Fra i tanti miti risulta molto noto quello di Bigfoot, leggendaria creatura che vivrebbe nelle foreste dell’America del Nord e le cui caratteristiche consisterebbero nella somiglianza con un primate, ma più grosso, e nella dimensione del piede…
Bufale a parte questa leggenda offre, com’è facilmente intuibile, un bel trampolino per scrittori di libri a sfondo semi-fantasy e per film, d’animazione o meno, dello stesso genere.
Uno di questi è “Bigfoot Junior” (titolo originale The son of Bigfoot) uscito al cinema a cavallo fra gli anni 2017 e 2018, in Italia il 25 gennaio.
Prodotto dalla nWave Pictures e diretto da Jeremy Degruson e Ben Stassen, questo lungometraggio animato ci propone un’ipotetica spiegazione di come Bigfoot potrebbe essere davvero presente in questo mondo.

Biff chiodo, Biff ciccia e Biff tappo

La storia inizia in una foresta con l’inseguimento di un uomo, in camice bianco, da parte di un misterioso e organizzato gruppo di loschi figuri (che portano gli occhiali da sole di notte…). L’uomo riesce a sfuggire ma non sapremo che fine ha fatto per parecchio tempo.
Passano dodici anni e ci spostiamo a seguire la vita quotidiana di Adam Harrison, tredicenne, che abita da solo con sua madre e che del padre sa solo che è morto pochi mesi dopo la sua nascita.
Come molti suoi coetanei Adam vive la sua adolescenza soffrendone le turbolenze: bulli, punizioni a scuola, prese in giro e cambiamenti fisici. La sola differenza con gli altri giovani è che i suoi cambiamenti fisici avvengono nel giro di pochi istanti o al massimo qualche ora: i capelli ricrescono in una notte; la crescita dei piedi gli scoppia improvvisamente nelle scarpe, sventrandole, per poi tornare alla taglia di prima altrettanto velocemente; …
Impossibilitato a capire quanto gli stia succedendo Adam non si pone troppe domande, anche perché i bulletti biondi della scuola (tre brutte copie diverse di Biff Tannen del film di fantascienza Ritorno al futuro) lo perseguitano e la sua unica preoccupazione è arrivare a casa indenne.
Una volta là trova per caso una scatola di metallo contenente delle lettere… del padre alla madre!!! Arrabbiato per le tante menzogne, parte per trovare il padre, con unico indizio lo strano indirizzo di residenza scritto sulle lettere.

Tecnicamente il film si rivela all’altezza degli altri prodotti della nWave pictures e sull’animazione non c’è nulla da dire se non in buono. Ottima resa dei particolare e degli ambienti e non male pure personaggi e loro caratteristiche.
La colonna sonora composta interamente da brani musicali dei Puggy, band belga non molto conosciuta nata nel 2004. Ma in particolare si fa ricordare il brano Where the light is, che viene riproposto più volte durante il film.

Un piccolo falò, chi mai può accorgersene?

Arrivando ai contenuti sono felice di dire che per la prima volta, fra i film che ho visionato, Ben Stassen riesce a mettere insieme una trama che, anche se mantiene alcuni buchi, riesce finalmente a rivelarsi coinvolgente. Sì Adam è il solito ragazzo che durante l’adolescenza rientra in contatto col padre, dato per disperso, ma aggiungendo qualcosa di originale alla trama.
Tuttavia, come accennato, ci sono degli inciampi narrativi che magari non influiscono sulla storia ma quantomeno la fanno suonare falsa: Bigfoot da dove arriva? C’è un albero genealogico di bigfoot fra gli umani?; i cattivi che danno fuoco alla foresta e nemmeno un forestale in bicicletta a spegnere l’incendio; Adam viene accusato dal padre e dai suoi amici di esser la causa del problema ma la realtà è che sono i suoi genitori i responsabili; l’azienda farmaceutica che fonda il suo impero e le sue ricerche sui soli capelli fa un po’ ridere come “cattivo” e infatti si sgonfia via via che si va avanti; l’indirizzo di residenza del padre supponiamo che Adam lo apprenda dalle lettere, ma se così fosse possibile che la famosa e strapotente azienda non abbia pensato a sorvegliare la posta della signora Harrison? Dilettanti…
I temi sono tanti ma l’unico veramente affrontato è la famiglia. L’ecologia, il brutto del troppo artificiale sono accennati quasi come se fosse inevitabile parlarne.

A sinistra il cattivone del film Wallace Eastman a destra Tywin Lannister (pare che abbia un nome proprio: Charles Dance).
Dite quel che vi pare ma per me si somigliano

Se è vero che, citando Adam, “A volte la cosa più giusta è quella più difficile” è anche vero che forse era più difficile, e quindi più giusto, pensare un film a partire da una trama convincente e poi sviluppare le tecniche.

Anche se siamo lontani dai capolavori dell’animazione il film risulta gradevole e divertente, apprezzabile da bambini e famiglie.

Un buon primo passo su una strada ancora lunga

Voto 6

Pubblicato da spuntianimati

Classe ’89, incapace di crescere fino in fondo, esempio lampante del “Lifelong learning” (LLL), non sono mai stato in grado di superare il fascino che il cinema d’animazione ha su di me. Da qui l’idea e la scelta molto rimuginata di avviare questo piccolo blog. Laureato in Scienze dell’Infanzia, ho diverse esperienze alle spalle, lavorative e di volontariato, a contatto con bambini dalla prima infanzia fino alla pubertà.

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