Next Gen

SPUNTO n° 86
7723

Netflix, lo sappiamo, si occupa più della distribuzione di film e serie tv, dei quali ha acquistato i diritti, che della loro produzione. Se alcuni suoi prodotti fanno eccezione, e per il cinema d’animazione la conta è ferma a 2, altri invece rientrano perfettamente in questo suo modo di operare. Nel 2018 la società di distribuzione fondata da Reed Hastings e Marc Randolph si aggiudicò, per la somma di 30 milioni di dollari, i diritti di distribuzione internazionale (a quanto pare Cina esclusa) del film d’animazione in CGI “Next Gen”. Diretto dai registi Kevin R. Adams e Joe Ksander, il film è stato realizzato grazie allo sforzo combinato di produzioni cinesi e canadesi che si sono però avvalse anche del lavoro di professionisti statunitensi del settore del cinema d’animazione.

L’abbandono da parte del padre

Ambientato non si sa bene in quale grande metropoli di un futuro non troppo lontano, Next Gen ci narra la storia della giovane Mai, giovane adolescente che, complice l’abbandono subito da parte del padre, non riesce a crescere senza lasciarsi condizionare in ogni cosa dai tristi eventi passati della propria vita. Insieme a lei vivono la madre, Molly, e uno strano micro-cane, un botolo di nome Momo.
Il mondo in cui tutta la vicenda si svolge appare come un universo col quale potrebbero aver a che fare le prossime generazioni. I robot sono letteralmente presenti in ogni angolo della città: robot poliziotti; robot volanti per controllare le vie e i quartieri; robot pettini; robot domestici tuttofare; ecc… Nonostante sia cresciuta immersa in tutta questa tecnologia Mai non è ancora riuscita ad abituarvisi e vive una vera e propria crisi di rigetto nei confronti di questi onnipresenti umpalumpa elettronici.
Un giorno, fuggendo dalla presentazione dell’ennesimo modello di robot domestico, alla quale era stata subdolamente condotta dalla madre, Mai si imbatte in uno strano e molto diverso robot che, per uno sghiribizzo del caso, si attiva e si mette a seguirla… fino a casa. Un secondo incontro fra i due svelerà alla giovane quali incredibili capacità distruttive il robot abbia e da quel momento i due diventano prima complici, poi amici, distruggendo ogni robot come una coppia di vandali impazziti. Ovviamente le cose non potranno andare avanti così e non passerà molto tempo prima che la loro crociata anti-robot diventi un caso…

L’incontro di Mai con 7723

L’animazione del film è stata realizzata, piuttosto evidente, con la CGI, ma è da segnalare il particolare che per la maggior parte del lavoro è stato utilizzato il software Open Source Blender. La resa visiva è senz’altro ottima, anche perché la cura dimostrata da molti tratti e caratteri dei personaggi salta all’occhio: il simpatico e arrogante botolo di Mia, gli stessi capelli della giovane protagonista; meno entusiasmanti invece i robot, che acquisiscono più definizione e dettagli quando sono mezzi distrutti.

Colonna sonora formata, come di consueto, più da brani strumentali che da canzoni vere e proprie. Tuttavia oserei lasciarvi il collegamento di due pezzi che sono riusciti a colpirmi e che, rispettivamente, aprono e chiudono tutto il lungometraggio: il primo che è un montaggio di Mai, che accompagna lo svolgimento degli avvenimenti che hanno segnato l’infanzia della giovane protagonista, insieme a Rebel girl, dei Bikini Kill,che ne segue invece la crescita da quel momento in poi; il secondo è Clearly di Grace VanderWaal che ci porta ai titoli di coda e ci fa immaginare un futuro diverso e pieno di amici per la nuova Mai.

Justin Pin al talk show di Nima

Se la parte tecnica del film risulta molto curata, e non si può che apprezzarne i risultati, altrettanto non si può dire per la trama, che si mostra come risultato di un incrocio fra film, d’animazione e non, già preesistenti. Ritroviamo la rivolta delle macchine di Terminator, il robot buono ma potenziale killer di Big Hero 6, e altri dettagli presi da altrettanti film di fantascienza che fanno ormai parte del nostro immaginario in merito a tali temi.

Il regalo di 7723 per Mai

Molto forte il tema della perdita di una persona cara, più che altro per i vari richiami ripetuti durante il racconto, e altrettanto forte quello dell’amicizia che si sviluppa fra la ragazzina e il robot.Purtroppo sono entrambi offuscati dalla frenesia degli avvenimenti e dalla troppa azione contenuta nel film che finisce per prendersi la maggior parte della scena.
Mal sfruttati per quella che poteva esserne la portata.


I contenuti contano
Voto 6-

Note: il magnate della tecnologia Justin Pin ricorda molto il compianto Steve Jobs, anche se in una versione che presenta un look più contemporaneo; il film si ispira al fumetto online 7723 della Wang Nima, etichetta fondatrice ed editrice del più famoso e seguito sito di rage comics cinesi Baozou Manhua (fonte), la cui caratteristica immagine compare come faccia del presentatore di un talk show.

Pubblicato da spuntianimati

Classe ’89, incapace di crescere fino in fondo, esempio lampante del “Lifelong learning” (LLL), non sono mai stato in grado di superare il fascino che il cinema d’animazione ha su di me. Da qui l’idea e la scelta molto rimuginata di avviare questo piccolo blog. Laureato in Scienze dell’Infanzia, ho diverse esperienze alle spalle, lavorative e di volontariato, a contatto con bambini dalla prima infanzia fino alla pubertà.

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